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Spotify ha annunciato oggi il taglio di poco meno di 600 posti di lavoro a livello globale: la conferma è stata data dalla società svedese quotata a Wall Street proprio alla Securities and Exchange Commission, l’ente americano di vigilanza sulla borsa valori, con una nota dove riferisce la riduzione del proprio organico di circa il 6%. Tra le prime vittime eccellenti del ridimensionamento potrebbe esserci Dawn Ostroff, Chief Content & Advertising Business Officer, annunciata in uscita dall’azienda che manterrà in ogni caso il ruolo di consulente “per facilitare la transizione”.

Nel contesto delle operazioni di ristrutturazione gli attuali Chief Freemium Business Officer, Alex Norström, e Gustav Söderström, Chief Research & Development Officer, saranno nominati co-presidenti della società.

Stando alle stime più recenti, nella seconda metà dello scorso anno Spotify impiegava poco meno di mille dipendenti in tutto il mondo. Stando alla nota consegnata oggi alla SEC, gli oneri dei tagli annunciati oggi dal DSP peseranno sul bilancio tra i 25 e i 45 milioni.

“Nelle prossime ore avranno luogo conversazioni individuali con tutti i dipendenti interessati”, si legge in un memo interno firmato direttamente dal co-fondatore e ceo di Spotify Daniel Ek riportato anche dal blog ufficiale della piattaforma: “Per offrire una prospettiva sul motivo che ci ha portati a prendere questa decisione, nel 2022, la crescita della spesa operativa di Spotify ha superato di 2 volte la nostra crescita dei ricavi. Sarebbe stata una soluzione insostenibile a lungo termine in qualsiasi contesto, ma in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo sarebbe ancora più difficile colmare il divario”.

“Come sapete negli ultimi mesi abbiamo fatto uno sforzo notevole per contenere i costi, ma – semplicemente – non è bastato”, ha aggiunto Ek: “Quindi, sebbene sia chiaro che questo percorso è quello giusto per Spotify, non lo rende affatto più facile, soprattutto se pensiamo ai numerosi contributi che questi colleghi hanno dato all’azienda. Come molti altri leader, speravo di sostenere il forte vento in poppa spirato durante la pandemia e credevo che il nostro ampio business globale e il minor rischio per l’impatto di un rallentamento del mercato pubblicitario ci avrebbero isolati. Col senno di poi, sono stato troppo ambizioso nell’investire nella crescita prima di realizzare ricavi. E me ne assumo tutte le responsabilità”.

Secondo la nota diffusa da Ek, i dipendenti interessati dal taglio avranno diritto a un’indennità di licenziamento pari a cinque mensilità, il pagamento delle ferie non godute, l’assistenza sanitaria (ove prevista) durante il processo di ristrutturazione, il supporto per i visti lavorativi e un servizio di ricollocamento.

“Abbiamo fatto molta strada nei nostri sforzi per costruire una piattaforma completa per i creatori di tutti i livelli, ma c’è ancora molto da fare”, ha concluso Ek: “Per diventare veramente il punto di riferimento per i creator dobbiamo continuare a migliorare i nostri strumenti e la nostra tecnologia, esplorare nuovi modi per aiutare gli artisti a interagire con il loro pubblico, far crescere la loro carriera e le relative opportunità di monetizzazione. (…) Ringrazio tutti i dipendenti in uscita per il lavoro fatto, e auguro loro ogni bene in futuro”.

Solo all’inizio di questo mese di gennaio il già capo del team editor di Spotify per l’Europa meridionale Andrea Favale aveva annunciato di aver lasciato lo staff del DSP per entrare nell’organico di Double Trouble Club, l’agenzia creata da Max Brigante e dall’ex numero uno di Island Records Italia Jacopo Pesce.

(Da Redazione MusicBiz)